Come il cibo si è mangiato la città
«Egregio Prof. Salvemini, questa mia..». Il professore contava uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette mail ricevute da quando aveva messo sul fuoco la moka ed era andato a pisciare a quando era tornato al tavolo. Ingestibile, irritante, inumano. Era diventato docente universitario per missione, ma anche per avere un proprio palco personale sul quale esibirsi e poi dal quale discendere, spogliarsi della propria sapienza e confrontarsi con gli studenti. Era una forma di vanità ingenua: lanciare da dietro una cattedra il proprio sguardo verso l’iperuranio, indicare l’Idea risolutiva dei dubbi di tutto il collegio e poi tornare tra i suoi allievi, confrontarsi attivamente, faccia a faccia.
Mal gliene incolse che nel mondo post Coronavirus tutto ciò fosse diventato impossibile. Lezioni online, esami online, tesi online. «Siamo pronti a ripartire, ci siamo quasi, gradualmente, con calma, tornerà tutto come prima». L’ultima cosa che si sarebbe augurato il Prof era che tutto tornasse come prima, era un pessimista, ma anche un idealista e come tutti loro sognava che in caso di grande catastrofe il mondo si sarebbe riscoperto pronto per una rivoluzione che l’avrebbe migliorato. Ma come tutti gli idealisti sbagliava.
Il primo ministro così come aveva imposto gradualmente la chiusura della maggior parte delle attività produttive, allo stesso modo ne stava programmando la riapertura, se possibile addirittura con maggiore lentezza. Le attività più piccole avevano già ricevuto l’estrema unzione dal proprio commercialista e celebrato il funerale presso l’agenzia dell’entrate, qualche grande azienda appoggiandosi agli ammortizzatori sociali stava ricominciando a produrre, mentre le scuole e le università ormai erano popolate solamente da qualche burocrate e dagli operatori di pulizia che pulivano dei cessi che loro stessi erano gli unici a sporcare. Erano passate nove settimane da quel primo «Siamo pronti a ripartire» e il Prof era ormai sicuro che da lì in poi il 70% delle mansioni che non sarebbe stato necessario svolgere presso una sede differente dal proprio luogo di domicilio sarebbe rimasta lì, su un tavolo da cucina addobbato con un computer, tazze di caffè e biancheria appena raccolta dallo stendino.
«Salvemini, sei paranoico» gli ripeteva in videochat il suo collega Radici, un tizio simpatico di quelli che insegnano senza ricercare, e che il Prof chiamava quando voleva sentirsi dire che andava tutto bene, uno di quei personaggi che sanno intercettarti nelle giornate più buie per chiederti un importante confronto sulle vacanze estive e poi stordirti a suon di parole fino a farti dimenticare ogni preoccupazione.
Le notifiche di nuove mail erano arrivate ormai a quindici e non accennavano a fermarsi, con uno starnuto il Prof aveva imbrattato il monitor del pc che poi aveva asciugato con il paio di mutande che aveva dimenticato di ritirare nel cassetto e che ormai erano diventate uno straccio di fortuna. Che schifo, cazzo. Aveva ragione Radici: «la resa non è un’opzione e il crollo non è contemplabile. Esci, concediti un attimo, esplora il tuo recinto, regalati uno sfizio.»
Quello che però il Prof non riusciva ad accettare era proprio questo nuovo concetto di uscire, aveva preso quella indeterminata quarantena come un’occasione di studio sottovalutando le frivolezze della vita mondana, il piacere di un piatto esotico, il gioco di sguardi con una bella donna. Uscire oggi non sarebbe stato neanche lontanamente vicino a ciò che era stato tre mesi prima, ma sarebbe stato comunque decisamente più interessante che mangiare una pizza surgelata scambiandosi uno sguardo catodico con una Michelle Pfeiffer di inizio anni ottanta.
Il telefono in carica era quasi al 100%, l’app Foodvision segnalava che nella sua zona di competenza era disponibile il tavolo 5G nella location di Via Liprandi 23. Prenota ora.
Clicca.
Conferma mail.
Conferma numero di telefono.
Vuoi stampare l’autocertificazione? No. Anzi, si. Anzi, no.
Conferma prenotazione? Si.
Il cestino della roba sporca strabordava e mancavano ancora le mutande tuttofare che aveva usato prima. «Non posso uscire, non so cosa mettere».
Sei sicuro di voler annullare la prenotazione? Si.
Gentile Utente dobbiamo avvisarti che secondo l’ordinanza 78bis sarai impossibilitato ad usufruire del nostro servizio sino al prossimo turno alfabetico come stabilito dall’ordinanza stessa.
«Merda».
Calcolare non era difficile e quella sera potevano uscire a cena solo gli abitanti dei quadranti pari multipli di sette con l’iniziale del cognome compresa tra S e Z, la sequenza seguiva lo stesso range alfabetico di chi al mattino poteva recarsi in posta a ritirare la pensione. Tradotto: «ora o, se va bene, tra dieci giorni». Nell’armadio c’era ancora la vecchia camicia a quadri che il Prof aveva indossato per la sua laurea, gli sembrava che avesse ancora quel profumo di deodorante che negli anni ‘90 gli era valso il soprannome di Billy come quello del testimonial.
Era estate e non se n’era neppure accorto, il navigatore diceva di svoltare a sinistra poi di nuovo a sinistra «Sempre a sinistra!» urlava il Prof tra le vie deserte poi l’insegna luminosa minimal: Foodvision e una voce meccanica che ripeteva Benvenuti, wellcome, bienvenidos, kangei, dobrodošli. Il Prof non riusciva a capire come mai le porte scorrevoli non si aprissero quando una voce gli indicò di inserire il pin ricevuto via mail nel tastierino alla destra delle vetrate, quindi entrare e seguire la luce verde.
Il ristorante era completamente asettico, una grossa stanza quadrata con dei grossi tavoli rotondi con un solo posto a sedere ciascuno come da ordinanza, in attesa di tempi migliori. Il Prof. con passo incerto si diresse verso un tavolo curiosamente retroilluminato con una luce verde. L’ambientazione gli ricordava quella di 2001 odissea nello spazio. Il Prof come ogni buon cinefilo adorava Kubrick, ma odiava i film di fantascienza e quel senso di oblìo che gli trasmettevano, si era violentato per tutti i centoquaranta minuti di proiezione e la nottata che ne era seguita fu tremendamente agitata.
Al centro del tavolo era posto un Amazon Echo e sotto di esso incastonato nel ripiano un tablet: Scorri verso destra, inserisci il pin ricevuto via mail e ordina i tuoi piatti preferiti! La luce verde che illuminava il tavolo era abbagliante soprattutto in relazione all’ambiente i cui unici punti luce sembravano essere i quattro schermi sulla parete dirimpetto, ciascuno in perfetta corrispondenza con ogni tavolo presente su quel lato della stanza e che trasmettevano degli chef che sembravano cucinare in diretta. Il Prof inserì il pin come richiesto e la luce verde di spense.
Buonasera Signor Salvemìni, benvenuto a Foodvision!
Salvemìni, con l’accento sulla prima i, ogni volta.
Sono Alexa, sfogli il nostro menù interattivo e quando avrà deciso basterà pronunciare “Sono pronto Alexa” e elencare il suo ordine.
Ciascun menù aveva uno sfondo personalizzato: sombrero accompagnavano la pagina dei tacos, le foto di Totò e Alberto Sordi sullo sfondo mentre il Prof provava a pregustare le pappardelle del “Menu fisso trattoria”, le lavagnette con le varie tipologie di avocado toast. il Professore preso da una leggera quanto improvvisa labirintite decise di fermare la girandola sul Sushi. Inaspettatamente, il Prof si era ricordato di una passione per il cibo giapponese che non si era mai accorto di avere.
«Sono pronto Alexa»
Sono in attesa della sua ordinazione Signor Salvemìni.
Il Prof iniziò a scandire lentamente l’ordinazione: «gam-be-ri sal-ta-ti, roll-fu-sion, nuuu-dols con ma-ia-le, ni-gi-ri-mix, su-shi lar-ge, bir-ra nip-po-ipa.»
Desidera terminare l’ordine?
«Esse-I»
Grazie, un nostro Food deliver le consegnerà quanto prima il suo pasto, buon appetito
«Grazie». Il Prof si rese conto che stava ringraziando un computer e imbarazzato si lasciò scappare una risatina guardandosi intorno nella speranza che nessuno l’avesse notato. Era stato così immerso in questa nuova esperienza che non si era accorto che intorno a lui i tavoli erano in realtà occupati. Con stupore notò dietro di sé il Signor Zazzeroni del terzo piano mentre alla sua destra, a due metri di distanza come da disposizioni del decreto, Stefano l’edicolante mangiava di gusto con gli occhi fissi sullo schermo da parete di fronte a lui. Quello assegnato al tavolo del Prof ora aveva uno sfondo fisso che raffigurava l’Onda di Hokusai. «Scelta discutibile» pensò il Prof. Proporre l’immagine di un gruppo di pescatori che vanno incontro a morte certa scontrandosi contro un muro di acqua dopo aver venduto il pescato non stimolava di certo il suo appetito di sushi, ma questo flusso di pensieri venne bruscamente interrotto da un avviso pubblicitario che squarciava la gentile musica di sottofondo.
PER TE CHE SEI UN AFFEZIONATO CLIENTE, OGNI ORDINAZIONE SUPERIORE AI 40 EURO TI DA’ DIRITTO A UNO SCONTO DEL 30% SUL TUO PROSSIMO ACQUISTO DI EBOOK O AUDIOBOOK KINDLE. PERCHÉ FOODVISION NUTRE IL CORPO MA ANCHE LA MENTE!!!
Lo schermo del tablet al centro del tavolo aveva preso a lampeggiare: Accedi al tuo account Amazon e scegli tra migliaia di titoli in promozione! Il Prof cliccò sul pulsante “esci e torna a Foodvision” e un nuovo avviso comparve: Segui sul cook-wall di fronte a te la preparazione del tuo ordine!
Sullo schermo di fronte al suo tavolo il celebre quadro con l’onda era sparito e due giovani cuochi dagli occhi a mandorla, attrezzati con guanti e mascherina sembravano proprio intenti a preparare il suo ordine che era indicato all’angolo superiore destro dello schermo. Curioso «Ma la mia birra?». Neanche il tempo di pensarlo che all’improvviso irrompevano dalle sliding doors il cingolato e la catena della bici di un rider, abilissimo a districarsi tra il manubrio e il vassoio con la bevanda che ondeggia sopra di esso: «Tavolo 5G, Nipp-Ipa media, CIN CIN!». Era apparso dal nulla e allo stesso modo era volato via sgommando. Il Prof. avrebbe voluto lasciargli almeno una mancia, ma alla consegna del cibo si sarebbe fatto trovare pronto. Diede un sorso di birra e poi appoggiò 5 euro sotto il bicchiere. Sul cook-wall i cuochi erano scomparsi e al loro posto era tornato il famigerato quadro che si alternava a un messaggio che mostrava tutti i piatti da lui ordinati con una piccola spunta verde a fianco e una grossa scritta sopra che urlava “IN CONSEGNA! BUON APPETITO!”.
«Buonasera!» disse con voce squillante un secondo driver dall’interno della sua mascherina griffata Nike, poi senza scendere dalla bici aprì il box marchiato Japs Eat e dispose con delicatezza l’ordine sul tavolo del Prof che immediatamente prese i 5 euro e li porse al ragazzo il quale però, con un repentino balzo all’indietro e dopo un istante di sgomento tornò in sé e rispose gentilmente: «Grazie signore, ma per la mia e la sua sicurezza non possiamo accettare mance o qualsiasi altro tipo di contatto diretto o indiretto con il cliente.» Poi sgommò via anche lui. Il Prof si mise i soldi in tasca e il tablet riprese a lampeggiare.
Buonasera Signor Salvemìni, ci conferma di aver ricevuto il suo ordine?
«Esse I»
La invitiamo a verificare la correttezza del suo ordine e confermare. L’ordine è corretto?
«Esse I, grazie»
Non ho capito. Confermi l’ordine semplicemente dicendo Esse I oppure Confermo
«Esse I» i rider non potevano accettare le mance per questioni sanitarie e i computer non accettavano cortesie per questioni di comprensione.
Buon appetito Signor Salvemìni, le ricordiamo che…
Quel tablet era più loquace del suo collega Radici, adesso con soli 3 euro proponeva una visita virtuale al Museo Edo-Tokyo, con 2 al Samurai Museum o a quello del Treno mentre sul cook-wall in attesa della sua scelta si alternava l’immagine del quadro a varie pubblicità di serie tv, abbonamenti a riviste online o musica tutte scontate e tutte in esclusiva.
Il Prof piazzò il vassoio del sushi misto sul tablet in modo da oscurarne la visione, versò della salsa di soia nella scodella monouso in plastica e scartò le hashi. I noodles erano ancora bollenti, immerse un nigiri al salmone nella salsa, di fianco come aveva visto in un video, e se lo ficcò tutto in bocca. Masticando si domandò perché i suoi colleghi e amici, quando ancora si poteva, prenotavano sempre intere tavolate per cibarsi di quella roba, forse a loro piaceva veramente, forse era solo una scusa per ingozzarsi senza pensare o magari era solo un pretesto per stare in compagnia. Prima ancora di domandarsi a sua volta il perché la sua solitudine l’avesse fatto cadere nel tranello di quella assurda ordinazione, notò una strana vibrazione del vassoio del Sushi che scivolando sulla destra del tavolo scoprì lo schermo che lampeggiando segnalava:
Hai ricevuto un nuovo messaggio in chat dal tavolo 7G! Scorri sull’icona leggi il messaggio e visualizza la mappa del ristorante!
Il Prof scosse la testa ripensando agli internet cafè degli anni novanta, ma divertito accettò la provocazione. Lui era seduto al 5G, il 4G alla sua sinistra era vuoto, al 6 c’era ancora l’edicolante che sembrava intento a curarsi la bocca con uno stuzzicadenti e oltre quel tavolo a circa sei metri doveva esserci il 7G dove una sagoma di donna lo salutava scuotendo la mano. Non riusciva a riconoscerla. Le lenti a contatto le aveva finite da settimane, il suo ottico era fallito ed era l’unico in quella zona fino a poco tempo prima popolata quasi esclusivamente da turisti e ristoranti. Per raggiungere l’ottico di emergenza avrebbe dovuto richiedere mezzo raccomandata l’autorizzazione in prefettura, ma il Prof aveva pensato che per riconoscere un volto gli sarebbe stato sufficiente avvicinare un po’ di più il naso al monitor e poi, comunque, era questione di poco perché tutto tornasse “come prima”.
«Giovanni! Credevo non ti piacesse il pesce crudo! Ti confesso che io sono uscita perché non ne potevo più, ne ho proprio bisogno!» Era evidente che la sagoma in questione per quanto a lui irriconoscibile aveva partecipato a qualcuna delle solite cene tra amici o colleghi. L’unica cosa che gli sembrava di capire era che quella figura indossasse un vestito blu e portasse dei lunghi capelli scuri. Poteva essere Shilla, la nuova assistente di Radici? O magari la Professoressa Berrio, l’ex bagnina che avrebbe potuto tranquillamente stenderlo con un destro? No lei era fuori dall’intervallo alfabetico per fortuna, ma magari poteva essere la Zimbardi dell’amministrazione, diosolosa cosa avrebbe dato il Prof per una nottata con lei.
Il Prof continuò a mangiare intrattenendosi con la sconosciuta che pur dimostrando di aver confidenza con lui, non scendeva mai troppo nel personale. Il Prof non beveva alcol da mesi e gli bastò quella birra per accendere la sua fantasia: poco importava chi potesse essere realmente, lui poteva immaginare delle intenzioni e poi cucirle addosso a chi meglio desiderava. In poco tempo era convinto di essere nel bel mezzo di un flirt che in un mondo normale e libero sarebbe proseguito in un cocktail bar e poi nella sua camera da letto. Il pacchetto di sigarette era chiuso nel suo comodino da troppo tempo insieme a quello dei preservativi. Si sarebbe acceso la sigaretta tornando dal bagno subito dopo essersi dato una sciacquata dopo l’amplesso e nel letto avrebbe trovato…
Buonasera Signor Salvemìni la ringraziamo per aver cenato con noi da Foodvision! Come da ordinanza 116tris dobbiamo invitarla ad abbandonare il tavolo entro il termine stabilito delle 23:45. Può gettare i rifiuti della sua cena nel cestino posto dirimpetto al suo tavolo in un unico contenitore. Il costo verrà accreditato sulla carta di credito da te segnalata in fase di registrazione. Tutte le applicazioni si chiuderanno entro 59…58.. 57..
Il Prof si riprese bruscamente dalle sue fantasie e notò che la chat era già stata chiusa dall’altro tavolo. Ingurgitò l’ultimo roll rimasto e velocemente gettò nel cestino i resti della cena. Di colpo nel locale si accesero delle luci bianche abbaglianti tanto da costringere il Prof a coprirsi gli occhi con una mano. Abbassando lo sguardo notò sul pavimento delle righe di nastro adesivo rosso distanziate l’una dall’altra di circa due metri. Sui cook-wall una scritta ARRIVEDERCI! si alternava al messaggio che la voce guida ripeteva ossessivamente all’interfono:
Gentili clienti, grazie per la vostra amicizia, vi invitiamo ad aspettare il vostro turno di uscita dal locale in garanzia del mantenimento delle distanze di sicurezza stabilite dal decreto ministeriale 03092020. La voce guida e il messaggio sul cook-wall segnaleranno il codice del vostro tavolo e vi inviteranno a uscire. Grazie! A presto da Foodvision.
Il Prof si sorprese sull’attenti con lo sguardo rivolto verso la porta e i piedi perfettamente perpendicolari alle strisce sul terreno.
UNO GI
UNO EFFE
UNO HACCA
Tutti erano sull’attenti in silenzio in attesa del proprio turno e tutti uscivano con ordinata solerzia dal locale, quando la fotocellula non rilevava più la presenza dell’individuo sotto le porte scorrevoli, la voce guida continuava.
DUE GI
DUE EFFE
DUE HACCA
Il Prof provò a voltarsi verso il 7G, ma Stefano l’edicolante, fermo, immobile e impettito in attesa del proprio turno ostruiva la vista. Quando il Prof tentò di sporgersi un poco per provare a capire con chi avesse chattato per più di un’ora quello gli lanciò in cambio uno sguardo di disapprovazione.
TRE GI
TRE EFFE
TRE HACCA
Provò di nuovo a sporgersi indietro, ma Stefano lo rimproverò di nuovo: «Hey che hai da guardare Giovanni? Ha detto 5G, sei tu!”»
Il Prof uscì ordinatamente dal locale, ma prima di varcarne le soglie tentò di gettare un ultimo sguardo verso l’ignota figura: non era Shilla, né tantomeno Zambardi, ma la Professoressa Tazzi docente in filologia, persona per la quale il Prof non aveva mai provato alcun tipo di stima dato che considerava le sue competenze in materia pressoché inesistenti. Tutte le parole scritte in quella ridicola chat svestite delle illusioni che aveva fantasticato il Prof rivelavano la banalità della conversazione.
Deluso allungò il passo per percorrere i centonovantasei metri che lo separavano da casa. Appena aperta la porta il segnale acustico del pc segnalava una nuova mail, poi un’altra. Il Prof tornò a sedersi nella sua postazione di lavoro che un tempo era semplicemente il tavolo della cucina. Il segnale acustico del pc segnalava un nuovo messaggio, poi un altro e un altro ancora. Nella casella di posta le mail non lette erano quaranta delle quali ben dodici di Foodvision: customer satisfaction, offerte, promozioni esclusive su consegne a domicilio.
«Alexa accendi le luci del salotto»
«Ok, Prof Salvemìni»
«Salveeeeeeeemini» disse il Prof sottolineando l’accento sulla e.
«Non ho cap…»
Il Prof levò corrente al dispositivo e la voce si interruppe subito senza esitazioni.
Il Prof satollo, cacciò un rutto che rimbombò nella solitudine della stanza come il segnale acustico di un avatar dal nome Salvemìni pronto per essere riempito di cibo.
La città vivrà all’aperto, ma di che cosa?
C’è vita dopo il turismo?
“Crisi significa opportunità”: quante volte l’avete sentito nel corso del lockdown?
E quanti accorati appelli all’ uscire ”diversi” da questa crisi avete letto?